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Visualizzazione dei post da 2009

UNITI CONTRO IL MOBBING

“Su facebook – esordisce Antonella Sardo Cardalano – ho istituito il gruppo denominato Uniti contro il mobbing per sensibilizzare al problema quante più persone possibili: ritengo, infatti, che la materia del mobbing debba essere normativamente disciplinata in quanto, attualmente, esistono soltanto dei disegni di legge e nulla più”. A fine dicembre 2009 gli iscritti al gruppo erano 338, segno che attorno a questa problematica si registra un certo interesse. Maria, puoi parlarmi, brevemente, della tua esperienza lavorativa e del mobbing subito? Se in tempi non sospetti mi avessero detto che in futuro sarei caduta vittima del mobbing, non ci avrei mai creduto: ho sempre lavorato con entusiasmo, professionalità, senso del dovere, senza tener conto di ciò che atteneva strettamente la mia qualifica ma, laddove si rendeva necessario, andando molto oltre. Improvvisamente, come una doccia fredda, mi è arrivata una disposizione di servizio con la quale venivo non soltanto assegnata ad un'al

Mobbing a Taranto

Due monsignori sotto accusa in Tribunale per una brutta storia di mobbing. Lo ha deciso il gip di Taranto che ha respinto la richiesta di archiviazione per monsignor Benigno Luigi Papa, arcivescovo del capoluogo, e per monsignor Nicola Di Comite, vicario generale emerito. La vicenda nasce dalla denuncia presentata dall´ex segretaria dell´Edas-Lumsa di Taranto. La donna si rivolse in procura lamentando maltrattamenti sul posto di lavoro da parte di due docenti dei corsi universitari. Il dissidio era sfociato nel suo licenziamento, mentre lei era stata costretta a ricorrere ai medici per le conseguenze di sette anni di mobbing. Nell´inchiesta vennero subito coinvolti i due docenti, uno è un sacerdote, da tempo finiti a giudizio, ma anche i monsignori. L´arcivescovo Benigno Papa, infatti, è presidente onorario della Lumsa, mentre monsignor Di Comite ne è il presidente del consiglio d´amministrazione. Ai prelati si rimprovera di non essere intervenuti per evitare le vessazioni lamentate da

Da Palermo un “No” deciso al mobbing

Per sconfiggere il mobbing abbiamo bisogno di persone coraggiose. Su Facebook è attivo un gruppo denominato “Il crimine del mobbing”, fondato dalla signora Silvana Catalano che, nell'intervista che segue, spiega i suoi obiettivi . Perché su FB hai istituito il gruppo "il crimine del mobbing"? Per diffondere il mio pensiero sull’argomento e verificare quante persone erano pronte a condividerlo. Ritengo che solo chi vive direttamente un’esperienza dolorosa riesca a dare un taglio più “vero”, perché più “sentito”, alla trattazione del fenomeno in questione. La conoscenza del mobbing è completa solo in chi ha una forte motivazione alla sua risoluzione e tale “forte” motivazione nasce unicamente in coloro che l’hanno subito. Chi ha la pancia piena non può sapere cosa significhi, esattamente, la vera fame! Attualmente quanti iscritti ci sono? Siamo in 101, ma ritengo che il numero degli iscritti ai gruppi su FB non sia significativo: una semplice adesione ad un gruppo non si t

Quando il mobbing uccide nell'anima...

Mi sono arrivate altre storie di mobbing, però, prima di renderle pubbliche, propongo l'intervista che segue all'avv. Borracelli, e che ho già pubblicato nel volume "Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing nella Marca trevigiana". Purtroppo, per motivi di spazio, sono costretto a pubblicare solo una parte di quell'intervista. Propongo questo testo anche per ricordare la memoria di una persona barbaramente uccisa da tre balordi. Sembra che una delle prime cause celebrate per mobbing al Tribunale di Treviso riguardi un giovane ragioniere costretto a licenziarsi così da lasciare il proprio posto di lavoro ad un collega, perché così avevano deciso i suoi titolari. A raccontarmi questa triste storia è l’avv. Enio Borracelli quando, il 2 aprile del 2008, mi reco nel suo studio a Preganziol per intervistarlo. “Il mio assistito – riferisce l’avv. Borracelli – era stato assunto come impiegato in una ditta di Dosson, in provincia di Treviso, nel 1995, e a mio avviso si t

Al mio posto? C'era un'altra!

Altra storia, altro dolore. A scrivermi è una lavoratrice sarda che ringrazio a nome di tutti i frequentatori di questo blog. Denunciare fenomeni riconducibili al mobbing è un dovere e un diritto. E' importante soprattutto dare ad altri la speranza che è possibile affidarsi alla magistratura, così come è possibile avviare concrete forme di solidarietà con i colleghi con l'obiettivo di promuovere una sana cultura negli ambienti lavorativi. Caro Carlo, grazie ancora per l'interessamento, ne avevo proprio bisogno! Avevo già pensato di scriverti direttamente prima di pubblicare qualcosa in bacheca e raccontarti, in breve, la mia storia rispondendo, in sostanza, proprio alle domande del tuo test. Cercherò di essere sintetica... spero! Sono nata in un paesino in provincia di Cagliari e, in questa città, ho studiato conseguendo la maturità classica nel 1983. In seguito mi sono iscritta in giurisprudenza, ma ho dovuto abbandonare gli studi perché - a soli 20 anni - ho perso mio pad

Mobbing ITALIA

Informo che su Facebook è presente il gruppo "Mobbing ITALIA", dove le persone si incontrano per riflettere, parlare delle proprie storie personali e organizzare incontri pubblici, utili anche per promuovere solidarietà e cultura tra i colleghi di lavoro.

La direttrice dequalificata

La storia che segue arriva dal cuore della Sicilia e a scrivermi è una giovane donna iscritta al gruppo "Mobbing ITALIA" (Facebook). Caro Carlo, ho appena letto le tue mail e onestamente descriverti bene il mobbing che sto subendo è per me come aprire la ferita che i miei titolari mi hanno inflitto, ma visto che non voglio che continuino nel loro intento, e anche con altre persone, voglio chiarirti la situazione. Seguirò passo passo tutta la tua traccia di descrizione. Lavoro in un negozio e sono stata assunta in funzione delle mie competenze nel settore, con la promessa - da parte dei miei datori di lavoro - di essere il direttore del punto vendita e gestire il negozio al meglio delle sue potenzialità. Fatto sta che, anziché essere assunta come direttore del punto vendita, per pagarmi meno mi hanno inserito nella ditta con la qualifica di addetta al controllo vendite (quinto livello del CCNL). Io ho accettato questo per andare incontro alle esigenze azie

Mobbing: credibilità della vittima e ruolo dei colleghi

Un problema che accomuna molte vittime del mobbing è la credibilità: gli stessi familiari e gli amici più cari stentano a credere quando un lavoratore mobbizzato racconta di episodi che si sono verificati o perdurano a suo danno nei luoghi di lavoro, e sono, in diversi casi, portati a credere che esageri e che veda nemici dappertutto. “Forse se tu ti comportassi diversamente...” oppure “devi anche capire le ragioni del capo...”, sono frasi che chi parla del mobbing subìto spesso si sente ripetere da chi non vive situazioni di disagio sul posto di lavoro. Lo stesso mobbizzato si pone degli interrogativi e cerca di comprendere dove e quando ha sbagliato, ripercorrendo a ritroso nel tempo la propria carriera lavorativa, e non gli va proprio giù il pensiero che la causa dei propri problemi lavorativi si sintetizzi in un semplice motivo: il titolare ha promesso quel posto di lavoro, a volte inteso come stipendio, ad un'altra persona, ed ora non contano nulla gli anni di lavoro, le esper

demansionamento e dequalificazione: è mobbing?

Al giudice del lavoro Massimo De Luca (Tribunale di Treviso), ho avuto modo di porre la seguente domanda: In quali casi, a suo avviso, il demansionamento o la dequalificazione professionale di un dipendente possono essere giustificate come legittima scelta dell’azienda? Non è mai una scelta legittima, a parte la situazione eccezionale in cui il demansionamento può essere attuato col consenso del lavoratore per evitare il licenziamento qualora, all’interno della sua azienda ed in seguito ad una riorganizzazione della pianta organica, venga soppressa la sua figura professionale. Il demansionamento è l’aspetto in cui più facilmente si sostanzia il mobbing: per colpire un dipendente, il datore di lavoro si attiva per togliergli incarichi e mansioni, cerca di piegarlo assegnandogli compiti spettanti a una qualifica inferiore e tenta di farlo sentire solo come un costo per l’azienda; a tutto ciò si aggiunge un deterioramento nei rapporti fatto soprattutto di emarginazione e isolamento.

CGIL Notizie - Treviso

Nel mensile della CGIL di Treviso, numero di marzo a pag. 6, è stato pubblicato un articolo relativo al volumetto " Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing ". L'articolo si può leggere anche su internet all'indirizzo: http://www.treviso.cgil.it/notizie/2009_3/1_16.pdf

Libro sul mobbing: un commento di don Olivo Bolzon

Carlo Silvano ha curato una nutrita serie di agili libri su argomenti molto attuali e corredati da fatti e testimonianze personali. Nella nostra zona è ormai un animatore culturale conosciuto perché in tutti gli ambienti si fa presente, rendendo vivo un messaggio di cui oggi abbiamo bisogno: un serio cambiamento. Ed è proprio in un orizzonte di un cambiamento globale che questa serie di messaggi ci viene offerta. Sottolineiamo il coraggio e il dono che riceviamo da questa serie di libri, che sono strumenti per una cultura alternativa. La loro eleganza invoglia a prenderli, ma è soprattutto il messaggio che può servire a tutti per coltivare e concretizzare la Nuova Speranza. Mancava ai comuni desideri, alle nostre quotidiane attese, uno strumento culturale a tutti accessibile. Questa Collana è alternativa all’imponente massa di produzione libraria. Sempre gli argomenti attingono alla quotidianità e alla realtà della vita. Sono diari, sono figure umane che si raccontano, sono descrizioni

Presentazione a Pezzan di Carbonera (Treviso)

Venerdì 13 marzo 2009 - ore 18.30 presso i locali parrocchiali della chiesa di Pezzan di Carbonera in via Grande 20 sarà presentato il volume UN LAVORATORE DI TROPPO STORIE DI MOBBING NELLA MARCA TREVIGIANA di Carlo Silvano e Agostino La Rana interverranno: Fabiano Bonato ( sindaco di Carbonera ) Elisabetta Fava ( assessore alla cultura Comune di Carbonera ) don Pietro Zardo ( parroco di Pezzan e cappellano al carcere di Treviso ) rag. Carlo Marcon ( consulente aziendale )

Anche i massoni manifestano preoccupazione per il dramma del mobbing

Nel libro "Quale primavera per i figli della vedova? Treviso vista e vissuta dai massoni di una loggia del Grande Oriente" , ho toccato il tema del mobbing con un massone che per due anni ricoperto la responsabilità di maestro venerabile della loggia "Primavera". Ecco il testo: Lei, che per lavoro si occupa di realtà aziendali, cosa pensa del mobbing? Sul fenomeno del mobbing e tutte le implicazioni che questo genera, vorrei rispondere non tanto da un punto di vista professionale ma unicamente come massone. È solo da qualche anno che le cronache giornalistiche e televisive riportano frequenti episodi di mobbing; ciò non vuol dire però che questo fenomeno non esistesse anche prima. Evidentemente cinquant’anni fa, quando i lavoratori dipendenti erano sprovvisti di qualsiasi tutela giuridica, il datore di lavoro non aveva bisogno di ricorrere al mobbing per liberarsi di qualcuno. Ora che il lavoro dipendente gode giustamente di maggiori tutele, certi datori di lavoro r