Treviso, L’alba spezzata sull’alzaia del Sile: la ferocia che tolse la vita a Luca Tonello

L’alba spezzata sull’alzaia del Sile:
la ferocia che tolse la vita a Luca Tonello

di Carlo Silvano

La notte tra il 30 e il 31 ottobre 2000 rimase segnata da un atto di inaudita violenza: sulle rive dell’alzaia del Sile, a Lughignano di Casale, il 29enne ragioniere trevigiano Luca Tonello fu brutalmente ucciso. I referti e le cronache dell’epoca parlarono di un massacro consumato con strumenti contundenti, colpi inferti con tale ferocia da imprimersi nella memoria collettiva della comunità locale. La dinamica e la crudeltà del gesto — una violenza cieca che non lasciò scampo alla vittima — suscitarono sgomento e indignazione fin dalle prime ore successive al ritrovamento.

Le indagini portarono all’arresto di due giovani: Rossana Bertelli, con cui Tonello aveva intrattenuto una relazione, e Alessandro Mandalà, compagno della donna all’epoca dei fatti. In primo grado la coppia fu condannata per omicidio; la sentenza, poi confermata nei successivi gradi di giudizio, sancì la responsabilità di entrambi nell’assalto che costò la vita a Tonello, con pene ritenute dalla magistratura proporzionate alla gravità del crimine. Negli anni seguenti, misure come semilibertà, scarcerazioni anticipate e benefici di legge alimentarono ulteriore dibattito pubblico, ma la memoria del delitto rimase soprattutto legata alla sua efferatezza.

Parallelamente alla vicenda penale, nella vita di Luca Tonello era presente un diverso e travagliato percorso: una causa civile per mobbing contro il suo datore di lavoro, avviata a seguito delle pressioni e delle presunte condotte vessatorie subite in azienda. Tonello fu assistito in questa battaglia legale dall’avvocato Enio Borracelli. Dopo la sua morte, il giudizio proseguì su richiesta di un familiare e giunse a conclusione nel maggio 2003, quando l’allora giudice del lavoro Massimo De Luca riconobbe le ragioni del lavoratore e condannò la ditta a risarcire gli eredi. La vicenda venne poi ricordata nel volumetto Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing nella Marca trevigiana, raccogliendo testimonianze e riflessioni su casi di soprusi e sofferenze professionali nella provincia di Treviso.

È però essenziale sottolineare che le difficoltà e le vessazioni subite da Tonello sul luogo di lavoro — per le quali agì in sede civile — non ebbero alcun legame con la dinamica dell’omicidio sull’alzaia del Sile. Si tratta di due storie parallele, entrambe dolorose, ma del tutto distinte: da una parte l’aggressione brutale costata la vita al giovane ragioniere; dall’altra la lotta, difficile e solitaria, contro condizioni lavorative ritenute ingiuste e lesive della sua dignità professionale. Confondere i due piani significherebbe oscurare la complessità e la verità di entrambe le vicende.

A venticinque anni di distanza, il caso di Luca Tonello resta un monito doloroso. Da un lato mostra come la violenza possa esplodere in un istante irreparabile; dall’altro richiama l’attenzione su quelle ferite lente e silenziose — come quelle raccontate nel libretto Un lavoratore di troppo — che si consumano nei luoghi di lavoro e segnano profondamente la vita di chi ne è vittima. Ricordare entrambe le dimensioni significa rendere omaggio alla memoria di Luca e riaffermare l’importanza di un ambiente di lavoro dignitoso, accanto al dovere delle istituzioni e della società di prevenire ogni forma di violenza, sia fisica sia morale.

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