Il lato oscuro del latte a basso costo

Il lato oscuro del latte a basso costo

di Carlo Silvano

Il settore lattiero-caseario italiano, noto per la produzione di eccellenze, (come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, l’Asiago e il Montasio), nasconde talvolta realtà meno virtuose legate allo sfruttamento lavorativo e alle dinamiche economiche della filiera. In alcune aziende, infatti, si registrano pratiche che penalizzano sia gli allevatori che i lavoratori, spesso immigrati, impiegati nella produzione.​ Qui di seguito vengono proposte alcune note prendendo spunto da un racconto, intitolato “I quattro amici dell’antico convento” a firma di Fulvio Badini-Tranchese, e inserito nel libro “Racconti da leggere davanti a un focolare” (ed. Youcanprint 2023).

Pressione sui prezzi del latte e conseguenze sugli allevatori

La grande distribuzione organizzata (GDO) esercita una forte pressione sui produttori per mantenere bassi i prezzi del latte. Questo costringe gli allevatori a vendere il loro prodotto a cifre che spesso non coprono nemmeno i costi di produzione, mettendo a rischio la sostenibilità delle aziende agricole. La compressione dei prezzi si ripercuote sull'intera filiera, incentivando pratiche di sfruttamento per ridurre ulteriormente i costi.

Sfruttamento della manodopera immigrata

Per contenere le spese, alcune aziende casearie ricorrono a cooperative o agenzie interinali per l’assunzione di manodopera, spesso composta da immigrati provenienti da Paesi dell'Est Europa, Nord Africa e Asia. Questi lavoratori sono frequentemente assunti con contratti precari o attraverso cooperative spurie, percependo salari inferiori fino al 40% rispetto ai colleghi assunti direttamente dalle aziende. In alcuni casi, le retribuzioni si aggirano intorno ai 5 euro l’ora, ben al di sotto dei minimi contrattuali previsti.

Il fenomeno del caporalato nel Nord Italia

Sebbene spesso associato alle regioni meridionali, il caporalato è una realtà presente anche nel Nord Italia. In Lombardia, ad esempio, il settore agroalimentare è stato teatro di contratti irregolari, lavoro nero e paghe misere. Nella provincia di Mantova, lavoratori impiegati nella raccolta di meloni hanno percepito salari di circa 5 euro all’ora, ben al di sotto dei 9,44 euro previsti dai contratti provinciali. Queste condizioni sono spesso il risultato di un sistema che coinvolge cooperative fittizie e una catena di subappalti che maschera lo sfruttamento dietro una parvenza di legalità.

Impatto sulle condizioni di lavoro e sulla qualità del prodotto

Le condizioni di lavoro precarie e lo sfruttamento non solo ledono i diritti dei lavoratori, ma possono anche influire sulla qualità dei prodotti caseari. Un ambiente lavorativo degradato e una manodopera non adeguatamente formata o motivata possono compromettere i modelli qualitativi che hanno reso celebri i formaggi italiani nel mondo.​

Verso una filiera etica e sostenibile

Affrontare queste problematiche richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle aziende e dei consumatori. È fondamentale promuovere controlli più rigorosi, incentivare pratiche di assunzione trasparenti e garantire che gli allevatori ricevano un compenso equo per il loro latte. Solo attraverso una filiera etica e sostenibile sarà possibile preservare la reputazione e la qualità dei prodotti caseari italiani, tutelando al contempo i diritti di tutti i lavoratori coinvolti. (Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento:  Libri di Carlo Silvano 

 


 


 

 

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