La realtà della comunità cinese in Italia: evoluzione, presenza e caratteristiche


 

La realtà della comunità cinese in Italia:

evoluzione, presenza e caratteristiche

1. Radici e sviluppo nei distretti tessili

La presenza commerciale della comunità cinese in Italia è divenuta fortemente visibile dagli anni Ottanta in poi. I primi immigrati giunti a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta trovarono terreno fertile in due aree emblematiche: Prato in Toscana e San Giuseppe Vesuviano in Campania.

A Prato, colpita dalla crisi del distretto tessile tradizionale, i primi migranti – inizialmente lavoratori a domicilio per terzisti – si affermarono poi come piccoli imprenditori nel pronto-moda, concentrandosi nell’area del Macrolotto Zero e realizzando un distretto parallelo volto alla produzione rapida e a basso costo.

2. Un modello produttivo controverso

Il modello produttivo sviluppato a Prato ha permesso alla comunità cinese di emanciparsi nel giro di pochi anni: da fornitori a imprenditori capaci di gestire internamente l’intera filiera. Questo ha fatto del distretto pratese uno dei poli principali del pronto-moda in Europa, con circa il 10 % dell’abbigliamento venduto in Europa prodotto da aziende cinesi locali nel 2010. Tuttavia, questo modello produttivo ha ruotato attorno a scandali legati a sfruttamento, sicurezza inadeguata e irregolarità lavorative, culminati in drammi come l’incendio del 2013 in cui morirono sette operai.

3. San Giuseppe Vesuviano: una penetrazione silenziosa e decisiva

Diversamente da Prato, a San Giuseppe Vesuviano i cinesi si inserirono senza costruire un quartiere etnico. Imprenditori cinesi hanno progressivamente rilevato le strutture commerciali all’ingrosso esistenti – soprattutto nelle aree della biancheria, abbigliamento e tessuti – mantenendone la forma architettonica e l’impianto urbano, ma rivoluzionandone la proprietà e la gestione.

4. Lavoro e dinamiche familiari

In entrambi i contesti, il modello cinese si caratterizza per un’adesione al lavoro intensiva, con famiglie intere che lavorano e vivono negli stessi spazi. Presenze di brande accanto alle macchine da cucire sono le immagini emblematiche di un sistema che intreccia domicilio e lavoro, spesso al di fuori delle normative su sicurezza e diritti dei lavoratori.

5. Oltre il tessile: una presenza diversificata

Oggi, la comunità cinese ha esteso la propria influenza a settori diversi: la ristorazione – come testimoniano le zone di Milano con ristoranti dello Zhejiang, Sichuan e Pekino –, il commercio all’ingrosso di articoli per la casa, cancelleria, giocattoli, il settore automobilistico o alberghiero, con spesso attività familiari a conduzione diretta, supportate da reti commerciali estese.

6. Organizzazioni criminali?

Alcuni studi e denunce di stampa accennano alla possibile penetrazione di capitali riconducibili alla Triade in ambienti imprenditoriali cinesi, pronti a intervenire per salvare imprese in difficoltà, segnalando un lato meno visibile del tessuto economico.

Conclusione

La comunità cinese ha profondamente trasformato alcuni settori dell’economia italiana, con modelli imprenditoriali fortemente proattivi, spesso in connessione con sistemi di sfruttamento e violazione delle norme. Il distretto di Prato è stato un laboratorio esemplare di questa trasformazione, mentre a San Giuseppe Vesuviano l’influenza è avvenuta in modo silente, ma strutturale. Oggi, il panorama è più articolato che mai: dalla ristorazione al commercio all’ingrosso, la presenza cinese è radicata e diversificata.

(a cura di Agostino La Rana e Carlo Silvano)

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