Il posto di lavoro? A volte è un covo di vipere

SAN FIOR - A parlare di mobbing e lavoro interverrà anche il giudice del lavoro Massimo De Luca (tribunale di Treviso) mercoledì 16 marzo 2011, alle ore 20.30, presso la sala polifunzionale del municipio di San Fior (piazza Marconi 2). Nel corso dell'incontro – promosso dagli Assessorati alla Cultura e alle Politiche giovanili col sostegno dell'Ordine degli Avvocati di Treviso – sarà presentato il libro “Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing nella Marca trevigiana”, di Carlo Silvano e Agostino La Rana.
Il mobbing – dice Silvano – è sostanzialmente un malcostume, una violenza a volte brutale, altre volte sottile. L'amara realtà del mobbing può comprenderla pienamente solo chi ha vissuto un'esperienza di disagio in azienda, a contatto con superiori abituati ad insultare i propri collaboratori, e con colleghi che si adoperano per emarginare il malcapitato di turno, trasformando il posto di lavoro in un covo di vipere”.

Non è facile definire come mobbing una data condotta del datore perché, nella realtà dei fatti, è raro che un superiore sia talmente sprovveduto da non ammantare di una parvenza di legittimità i suoi provvedimenti che danneggiano il lavoratore. Quando si parla di mobbing l'ipotesi classica è quella verticale, cioè che viene perpetrata dal datore di lavoro o da un superiore. “Molto spesso – spiega il giudice Massimo De Luca – capita che il lavoratore si trovi tra due fuochi: da un lato il titolare che lo dequalifica e coglie ogni occasione per rimproverarlo, dall'altro i colleghi che gli tolgono il saluto e lo emarginano. In una situazione del genere, ritrovandosi così accerchiati, diventa difficile restare in azienda”.
Secondo alcune statistiche nella Marca trevigiana il fenomeno mobbing è più diffuso nel settore pubblico che in quello privato. “E' un dato – avverte però De Luca – da prendere con le pinze perché non è da escludere che un dipendente pubblico possa avere meno remore a far causa, rispetto ad un dipendente privato. In generale, è difficile dire quanto sia frequente il fenomeno mobbing perché non è possibile calcolare il numero dei casi che restano sommersi”.
Quello che fa più male – conclude Silvano – è che il mobbing nasce e prospera con il silenzio e nel silenzio, spesso complice di colleghi, perfino in ambienti di lavoro apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Per sconfiggere questo tipo di violenza e difendere la propria dignità di lavoratore, ovvero un bene non negoziabile, l'unica strada da percorrere è quella di rivolgersi con fiducia alla magistratura”.

Commenti

Carlo Silvano ha detto…
Mi accorgo solo ora di questo commento... Avendo conosciuto il mobbing a mie spese non posso che provare una naturale simpatia per Lei, ma al tempo stesso mi risulta difficile credere che De Luca abbia trattato con superficialità il suo caso. Ieri - alla libreria Lovat di Villorba - abbiamo parlato del fenomeno mobbing nella Marca trevigiana e abbiamo iniziato proprio a definire la parola mobbing e il suo carattere giuridico perché è una parola con tanti significati... spero di conoscerla ad un prossimo incontro pubblico sul mobbing, e non pensi a nuove cause. Cordialità, Carlo Silvano

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