Il posto di lavoro? A volte è un covo di vipere
“Il mobbing – dice Silvano – è sostanzialmente un malcostume, una violenza a volte brutale, altre volte sottile. L'amara realtà del mobbing può comprenderla pienamente solo chi ha vissuto un'esperienza di disagio in azienda, a contatto con superiori abituati ad insultare i propri collaboratori, e con colleghi che si adoperano per emarginare il malcapitato di turno, trasformando il posto di lavoro in un covo di vipere”.

Non è facile definire come mobbing una data condotta del datore perché, nella realtà dei fatti, è raro che un superiore sia talmente sprovveduto da non ammantare di una parvenza di legittimità i suoi provvedimenti che danneggiano il lavoratore. Quando si parla di mobbing l'ipotesi classica è quella verticale, cioè che viene perpetrata dal datore di lavoro o da un superiore. “Molto spesso – spiega il giudice Massimo De Luca – capita che il lavoratore si trovi tra due fuochi: da un lato il titolare che lo dequalifica e coglie ogni occasione per rimproverarlo, dall'altro i colleghi che gli tolgono il saluto e lo emarginano. In una situazione del genere, ritrovandosi così accerchiati, diventa difficile restare in azienda”.
Secondo alcune statistiche nella Marca trevigiana il fenomeno mobbing è più diffuso nel settore pubblico che in quello privato. “E' un dato – avverte però De Luca – da prendere con le pinze perché non è da escludere che un dipendente pubblico possa avere meno remore a far causa, rispetto ad un dipendente privato. In generale, è difficile dire quanto sia frequente il fenomeno mobbing perché non è possibile calcolare il numero dei casi che restano sommersi”.
“Quello che fa più male – conclude Silvano – è che il mobbing nasce e prospera con il silenzio e nel silenzio, spesso complice di colleghi, perfino in ambienti di lavoro apparentemente al di sopra di ogni sospetto. Per sconfiggere questo tipo di violenza e difendere la propria dignità di lavoratore, ovvero un bene non negoziabile, l'unica strada da percorrere è quella di rivolgersi con fiducia alla magistratura”.
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