Le lotte sindacali alla luce della Lettera dell’apostolo Giacomo (5,1-6)
Le lotte sindacali alla luce
della Lettera dell’apostolo Giacomo
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza. (Lettera di Giacomo 5,1-6)
Personalmente penso che le parole della Lettera di Giacomo risuonano con una potenza straordinaria anche nel contesto delle odierne lotte sindacali tra imprenditori e operai. Questo passo ci offre una lente profonda per esaminare le dinamiche sociali ed economiche, invitando alla riflessione etica cristiana su un tema attuale e delicato: la giustizia sociale nel mondo del lavoro.
La Lettera di Giacomo si rivolge direttamente ai ricchi, mettendo in guardia coloro che accumulano ricchezze a discapito dei più deboli e che sfruttano i lavoratori per alimentare il proprio benessere materiale. Le immagini di ricchezze “marce”, “oro e argento consumati dalla ruggine”, e di salari negati che gridano vendetta al cospetto di Dio, ci pongono di fronte a un giudizio etico severo. Questo monito non riguarda solo la ricchezza in sé, ma il modo in cui è stata ottenuta e l’ingiustizia che spesso si cela dietro di essa. Le scritture evidenziano un punto cruciale della dottrina cristiana: la giustizia sociale e l’equità nel trattamento dei lavoratori.
L’etica cristiana del lavoro e della giustizia
Nella prospettiva cristiana, il lavoro non è solo un mezzo per ottenere guadagni, ma è un’attività che contribuisce alla dignità della persona. Ogni lavoratore è degno di rispetto e il suo contributo alla società deve essere riconosciuto e giustamente ricompensato. Questo principio è radicato nella visione biblica della dignità umana, creata a immagine di Dio, e nell’insegnamento di Cristo, che si è sempre schierato dalla parte dei poveri e degli oppressi. In questo contesto, le lotte sindacali si possono interpretare come un tentativo di ristabilire quell’ordine giusto che rispecchia l’ideale evangelico della fraternità e della solidarietà.
Quando la Lettera di Giacomo parla di “salari non pagati” che gridano a Dio, sottolinea un aspetto fondamentale: lo sfruttamento del lavoro è un peccato che grida vendetta al cospetto del Signore. Questo sfruttamento può avvenire in molte forme: dal pagamento inadeguato alle condizioni di lavoro ingiuste, fino al licenziamento arbitrario e alla mancanza di sicurezza sul lavoro. I sindacati, tradizionalmente, hanno avuto un ruolo chiave nel combattere queste ingiustizie, nel dare voce ai più deboli e nell’intermediare tra i lavoratori e i datori di lavoro per garantire condizioni di lavoro dignitose e salari equi.
La crisi del sindacato: una questione di etica e di valori
Oggi, è un’opinione comune, i sindacati sembrano faticare sempre di più a tutelare i lavoratori. Probabilmente parte di questa crisi deriva dalla perdita del bagaglio morale e culturale che avevano accumulato nei decenni passati. Se un tempo la loro azione era ispirata da ideali di giustizia sociale e da un forte impegno etico, oggi in molti contesti sembra che abbiano perso la loro carica ideale e si siano spesso trasformati in meri strumenti burocratici. La loro voce, che una volta era forte e decisa, si è affievolita, e molti lavoratori si trovano abbandonati a combattere da soli contro le ingiustizie del sistema economico.
Il rischio è che il sindacato, una volta difensore dei deboli, diventi esso stesso complice delle dinamiche ingiuste che un tempo combatteva. Nella Lettera di Giacomo, i ricchi sono accusati di essersi ingrassati alle spalle dei poveri e di aver accumulato tesori per il “giorno della strage”. Oggi possiamo vedere una situazione analoga in certi contesti, dove l’élite economica si arricchisce, mentre i lavoratori continuano a lottare per salari dignitosi e per la sicurezza sul lavoro. L’accumulo di ricchezze a scapito dei più vulnerabili è una realtà che si perpetua, ed è qui che la funzione del sindacato, e la sua ispirazione etica, dovrebbe intervenire con forza.
L’appello ai giusti: difendere i deboli
L’etica cristiana non si limita a condannare l’ingiustizia, ma chiede a coloro che hanno il potere e la responsabilità di agire in difesa dei più deboli. La figura del “giusto” che Giacomo menziona, “ucciso” dai ricchi senza opporre resistenza, richiama l’immagine di coloro che, pur lottando per il bene, subiscono l’ingiustizia. Oggi, i giusti possono essere visti nei lavoratori che, con coraggio, continuano a chiedere un trattamento equo e dignitoso. Ma i giusti sono anche quei sindacalisti e datori di lavoro che scelgono di non piegarsi alla logica del profitto a tutti i costi e che si impegnano per costruire un sistema economico che rispetti la dignità della persona umana.
La Chiesa ha sempre invitato i cristiani a essere parte attiva nella promozione della giustizia sociale. La dottrina sociale della Chiesa, espressa in molte encicliche, da Rerum Novarum a Centesimus Annus, afferma chiaramente il diritto dei lavoratori a condizioni dignitose, ma richiama anche i datori di lavoro a considerare la loro responsabilità morale nel trattare i propri dipendenti con equità.
Riscoprire la missione dei sindacati
Oggi più che mai, i sindacati devono riscoprire la loro missione originaria, quella di essere strumenti di giustizia e di equità sociale, non solo istituzioni burocratiche. Devono ritornare alle radici di quei valori morali e culturali che hanno sostenuto le grandi lotte del passato. La sfida è grande, poiché la globalizzazione e l’automazione stanno trasformando il mondo del lavoro, ma ciò rende ancora più urgente la necessità di un sindacalismo etico e coraggioso.
Il monito della Lettera di Giacomo dovrebbe risuonare non solo nelle orecchie di coloro che sfruttano i lavoratori, ma anche in quelle di chi ha il compito di difendere i diritti dei più deboli. Il richiamo è chiaro: le ricchezze accumulate a scapito dei lavoratori non dureranno, e l’ingiustizia sarà punita. Solo attraverso una rinnovata consapevolezza etica, i sindacati potranno tornare a essere un faro di giustizia, in linea con i principi cristiani di fraternità e solidarietà.
In definitiva, l’etica cristiana ci ricorda che ogni azione economica e sociale deve essere orientata al bene comune e al rispetto della dignità della persona umana. Solo così si potrà costruire una società più giusta e solidale, in cui le lotte sindacali non siano viste come mere rivendicazioni, ma come parte di un più ampio impegno per la giustizia sociale. (a cura di Carlo Silvano)
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