PREFAZIONE
Mobbing. Mai come in questo caso, si può affermare che la parola è tutto un programma. In effetti, affrontare oggi questo tema risulta arduo sin dal suo aspetto definitorio. Cosa significa, infatti, mobbing? Quando si può veramente affermare che un lavoratore è mobbizzato e quali sono le sanzioni previste in caso di mobbing? In realtà, come è noto, nel nostro ordinamento non esiste allo stato alcuna definizione normativa che chiarisca quando un comportamento posto in essere da un datore di lavoro (c.d. mobbing verticale) o da colleghi di lavoro (c.d. mobbing orizzontale) sia riconducibile al cosiddetto mobbing e, a dire il vero, nemmeno esiste una norma che ne sanzioni espressamente il danno.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, siglata a Nizza nel 2000, già nel preambolo qualifica i diritti fondamentali di ogni cittadino, affermando di fondarli su “valori indivisibili e universali”: la “dignità umana”, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà e i diritti collegati alla cittadinanza e alla giustizia. Anche nella nostra Costituzione, il richiamo agli artt. 2 (inviolabilità dei diritti dell’uomo anche nelle “formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”), 3 (pari dignità “sociale” e principio di eguaglianza in senso sostanziale) e 36 (il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa) sancisce una cittadinanza certa e definitiva, in cui il lavoratore è sempre un cittadino ed una persona.
Nella foto l'avv. Agostino La Rana, coautore del volume "Un lavoratore di troppo"
Eppure, il mobbing oggi è sulla bocca di tutti coloro che hanno a che fare con il mondo del lavoro. È sulla bocca degli operatori del diritto – e la presente pubblicazione ne è una concreta testimonianza – con il costante avanzare della giurisprudenza in materia, nonché delle ormai abbondanti pubblicazioni dottrinali. È sulla bocca di noi sindacalisti, alle prese con un forte impegno organizzativo del sindacato nel suo complesso, che qualifichi le proprie strutture di tutela e vertenziali e favorisca un salto di qualità nelle conoscenze tecniche dei propri operatori, costruendo opportunità di difesa dei diritti dei lavoratori. È sulla bocca degli stessi lavoratori, che si rivolgono alle nostre strutture, e che spesso s’identificano in definizioni di mobbing apprese, magari, la sera prima guardando in televisione un dibattito in cui «sembrava quasi che parlassero proprio del mio caso».
Dalle esperienze raccolte emerge con chiarezza un dato: i casi che possono veramente ricondursi a ciò che oggi è definito e sanzionato come mobbing sono quasi tutti accomunati da una duplice costante: in primo luogo, essi hanno per protagonisti lavoratrici o lavoratori con evidenti patologie di carattere psichico, causate proprio da quei comportamenti contro cui vogliono proporre denuncia. Si tratta di persone che, nel momento in cui decidono di mettersi in contatto con noi, spesso sono già estremamente compromesse da un punto di vista psicologico: persone fragili e con le quali per noi talvolta risulta difficile anche solo rapportarsi, dal momento che per accostarsi non bastano la solidarietà umana e il sostegno legale e sindacale, ma occorrerebbero anche cognizioni di carattere quasi medico. La seconda costante è data invece dall’estrema complessità di ricostruzione di un quadro probatorio idoneo a proporre un’efficace azione di tutela legale verso quei comportamenti riconducibili al cosiddetto mobbing. In questo senso, le testimonianze dei legali riportate in questo volume non devono trarre in inganno. Giustamente, infatti, sono riportate vicende che gli avvocati intervistati hanno potuto affrontare con successo. Occorre però porre l’accento sul fatto che troppo spesso tante situazioni di mobbing non riescono neppure ad arrivare dinanzi al giudice del lavoro, in quanto del tutto prive dei requisiti minimi necessari per proporre un’azione giudiziale. Infatti, come emerge anche da quanto raccolto dagli autori del presente libro, il comportamento mobbizzante conduce quasi sempre all’isolamento del “lavoratore di troppo”. Di conseguenza, specie nelle piccole realtà produttive – quelle in cui più frequenti sono gli episodi denunciati di mobbing – risulta spesso estremamente difficile ricostruire i fatti nei quali si sono concretizzati i comportamenti mobbizzanti, senza la solidarietà di quei colleghi (a volte loro stessi co-mobbers) che possano testimoniare quanto accaduto in loro presenza. Queste difficoltà si presentano molto meno nelle aziende sindacalizzate, dove la tutela garantita dai rappresentanti sindacali e della sicurezza spesso fa sì che nemmeno si arrivi ad un contenzioso giudiziale. Certamente, la sensibilità e l’intelligenza di molti giudici – e di ciò l’intervista al dott. De Luca è un esempio concreto – evita che lo spazio del processo si esaurisca in un mero e frustrante tentativo di ottenere giustizia contro convenuti la cui unica arma di difesa è spesso data dalla posizione dominante, tipica del rapporto contrattuale insito nel rapporto di lavoro subordinato. In ogni caso, la battaglia contro il mobbing può dirsi, ad oggi, tutt’altro che vinta. Prima ancora di un intervento legislativo ad hoc occorre anzitutto un mutamento di mentalità: emblematiche sono le esperienze descritte da don Pietro Zardo, di luoghi di lavoro che non si limitavano ad essere semplici contenitori di individui, ma fucine di solidarietà e coscienza collettiva per l’affermazione e la conquista dei diritti dei lavoratori.
Dobbiamo quindi apprezzare il tentativo, da parte degli autori di questo libro, di affrontare argomenti molto complessi con un linguaggio accessibile anche al lavoratore comune. Quest’opera riesce infatti a gettare un ponte tra chi studia il diritto del lavoro e coloro che del mondo del lavoro sono i protagonisti; approfondisce gli argomenti in modo rigoroso non tralasciando le necessarie citazioni di giurisprudenza, ed esamina dall’interno anche la vita reale di una regione, quale il Nordest, che sta vivendo momenti problematici di crescita e di relazioni sindacali che vedono come sempre la Cgil in primo piano.
Dobbiamo quindi apprezzare il tentativo, da parte degli autori di questo libro, di affrontare argomenti molto complessi con un linguaggio accessibile anche al lavoratore comune. Quest’opera riesce infatti a gettare un ponte tra chi studia il diritto del lavoro e coloro che del mondo del lavoro sono i protagonisti; approfondisce gli argomenti in modo rigoroso non tralasciando le necessarie citazioni di giurisprudenza, ed esamina dall’interno anche la vita reale di una regione, quale il Nordest, che sta vivendo momenti problematici di crescita e di relazioni sindacali che vedono come sempre la Cgil in primo piano.
Paolino Barbiero (Segretario Generale Cgil Treviso)
Treviso, ottobre 2008
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